Pixel:
definizione, significato ed esempi
In computer grafica, il pixel รจ l’unitร minima in cui si puรฒ scomporre lโimmagine. Disposti lโuno accanto allโaltro in una griglia fissa rettangolare, i pixel sono talmente piccoli e densi da fondersi in un’unica immagine.
Pixel, abbreviato in px, รจ un neologismo che nasce dalla contrazione di “picture element”, che significa “elemento di immagine”. Gli elementi in cui si puรฒ a sua volta scomporre il pixel sono i sub-pixel: per questo il pixel puรฒ cambiare di colore. Su uno schermo in bianco e nero, o comunque monocromatico, il numero minimo di pixel รจ 1, quindi non ci sono sub-pixel. Negli schermi a colori il numero minimo รจ 3 e si utilizza lo schema RGB: rosso, verde, blu.
Lโimmagine รจ tanto piรน nitida e definita quanto maggiore รจ il numero di pixel che la compongono. Per estensione, si usa misurare con lo stesso criterio la risoluzione dei dispositivi su cui si possono vedere immagini digitalizzate. Per le immagini ad alta risoluzione รจ facile trovare anche il megapixel, abbreviato in MP, che corrisponde a un milione di pixel.
Misura larghissimamente superata nella foto di Marte nel filmato ripreso dal rover Curiosity della NASA: 1 miliardo e 200 milioni di pixel!
Storia breve del termine pixel
Il termine “pixel” compare per la prima volta in due diversi atti della conferenza SPIE (International Society for Optical Engineering) nel 1965, negli articoli a firma di Fred C. Billingsley, ingegnere americano del โJet Propulsion Laboratoryโ del Caltech (California Institute of Technology).
Billingsley (1921 – 2002) dedicรฒ quasi tutta la propria carriera a sviluppare tecniche per l’elaborazione digitale delle immagini provenienti dalle sonde spaziali americane sulla Luna, su Marte e su altri pianeti. Fu il primo a pubblicare questo neologismo.
Due anni dopo, nel 1967, compare l’alternativa “pel” negli atti dellโIEEE (Institute of Electrical and Electronic Engineers), autore William F. Schreiber, ingegnere elettrico americano.
Sia pixel che โpelโ furono usati soltanto nel campo dell’elaborazione dell’immagine e del video coding per piรน di un decennio prima di comparire, a fine anni โ70, nei libri di testo. Adesso pixel รจ entrato ovunque nel linguaggio comune, dalla computer grafica a display, stampanti, scanner, fotocamere e telescopi, fino ai piรน recenti smartphone, laptop e smartwatch. E non li abbiamo citati tutti.
Pixel(l)-are e pixel(l)-ato
Era inevitabile che da pixel nascessero termini adattati come pixellare e pixellato.
Pixellare รจ come oscurare, rendere irriconoscibile. In un’immagine digitalizzata si raggiunge lo scopo ingrandendo in modo esagerato alcuni pixel, molti pixel o tutti i pixel a seconda che si tratti di un dettaglio, di una parte o di tutta la scena. Dal 1990 la Carta di Treviso tutela i diritti dei minori imponendo che non siano identificabili.
Pixellato รจ il participio passato di pixellare. ร entrato alla corte dei neologismi nel 2008 per indicare quella parte di immagine che si preferisce non mostrare: come in una scena di nudo, per esempio, che offenderebbe il comune senso del pudore.
Esempio
Puntinismo o pixellismo?
โUna domenica pomeriggio allโisola della Grande Jatteโ (1884 โ 1886)
Questo รจ il dipinto piรน famoso di Seurat. Realizzato, come tutti gli altri con la tecnica del puntinismo, rappresenta una domenica di ozio sullโisola della Grande Jatte, sulla Senna, un luogo popolare per il relax della classe medio-alta di Parigi nellโ800.
Georges Seurat (1859-1891), pittore francese, iniziatore del movimento neo impressionista, fu un precursore nell’arte (ma non solo, come vedremo fra pochissimo). Seurat accosta sulla tela colori puri nella forma di puntini o trattini separati fra loro. Poi ci pensa la retina dello spettatore a ricomporre lโimmagine, secondo lo stesso principio che consente di vedere lโimmagine digitale. La sua tecnica pittorica, sviluppatasi in Francia intorno al 1870, รจ nota sotto il nome di โpuntinismoโ.
E se la chiamassimo โpixellismoโ (con buona pace del dizionario italiano), non diremmo la stessa cosa?