Recuperare i carrelli abbandonati è un dovere per chi lavora ogni giorno con un e-commerce. Il motivo è semplice: la percentuale di pubblico che acquista un prodotto online durante la prima visita è molto bassa. Secondo la ricerca di www.baymard.com, infatti:
“Based on the data we collected, we’ve calculated the average cart abandonment rate of 70.19%. This value is an average calculated based on 49 different studies containing statistics on e-commerce shopping cart abandonment”.
Il tasso di abbandono dei carrelli su uno shop online, in media, supera il 70%. Questo significa che su 100 persone che aggiungono prodotti, e si dirigono verso il checkout, 70 ci ripensano e chiudono il browser. O cambiano portale. Non è un buon risultato, vero?
Richiamo all’attenzione sul carrello abbandonato
In realtà no e la colpa di questo passaggio non è sempre del proprietario del sito web, ovvero dell’imprenditore. Ma in altri sì perché un pessimo risultato in termini di carrelli abbandonati su un e-commerce può avere cause differenti: strategiche e tecniche.
Oltre a cause di natura economica ci possono essere responsabilità legate all’usabilità, alla user experience. Il tutto senza dimenticare che c’è una percentuale di utenti che abbandona il carrello a prescindere dal tuo impegno. Per ottimizzare questo processo dobbiamo chiarire alcuni punti.
Come calcolare il tasso di abbandono del tuo e-commerce?
Qual è il tuo compito per aumentare il fatturato su un negozio online?
Devi calcolare il tuo Shopping Cart Abandonment Rate dividendo il numero totale di conversioni con quelle iniziate ma non concluse. Sottrai 1 e moltiplica per 100: questo è il tasso di abbandono del tuo e-commerce.
Ora devi capire perché è così alto e cosa puoi fare per ridurre questo KPI.
Quali sono le cause di un Abandonment Rate alto?
Come anticipato, le cause possono essere tante ma è nostro dovere sintetizzare questo punto. In primo luogo, i carrelli vengono spesso abbandonati a causa di problemi legati all’user experience. In questa voce si possono racchiudere diversi nodi irrisolti:
- tempi di caricamento elevati;
- pagine di checkout complesse;
- problemi di caricamento;
- layout poco chiaro;
- il sito ha problemi di sicurezza.
Il punto di partenza è questo: la fase in cui l’utente paga il prodotto online deve essere semplificata al massimo. Senza pietà. Ecco perché è importante realizzare un e-commerce con un’agenzia capace di comprendere le dinamiche di questo mondo e gestire nel miglior modo possibile il design, il copy, la comunicazione di ogni passaggio.
Spesso, però, dobbiamo recuperare carrelli abbandonati su un e-commerce anche a causa di un problema strategico. Come, ad esempio, quello della richiesta di effettuare a tutti i costi l’iscrizione per creare un profilo. Certo, a te conviene perché così fidelizzi ma non è detto che l’utente accetti. Così come potrebbe ribellarsi a un aumento dei costi finali.
Sempre Baymard ci ricorda che il 48% degli utenti abbandona il carrello perché si ritrova a pagare un prodotto con un prezzo aumentato all’improvviso a causa di IVA, costi di spedizione, tasse, fee e altri balzelli non comunicati al momento giusto.
A tutto questo si aggiungono mancanze e lacune non colmate. Come, ad esempio, l’assenza dei principali metodi di pagamento o dei tempi di consegna eccessivi.
Purtroppo portali come Amazon hanno creato uno standard: puoi ottenere tutto e subito, pagando come vuoi. E se vuoi ridurre i carrelli abbandonati devi lavorare in questa direzione, inevitabilmente.
Da leggere: quanto costa un e-commerce?
Come recuperare i carrelli abbandonati di un e-commerce
Come anticipato, il primo passo da muovere è quello di ridurre il tasso di abbandono dei carrelli. Ma è anche vero che una parte di utenti che ci ripensano c’è sempre. Questo è un dato fisiologico. Questi contatti possono essere ripresi per evitare di perderli del tutto.
In che modo? Esistono strategie di remarketing e retargeting per e-commerce che possono aiutarti.
Nel primo caso parliamo delle attività di email marketing per recuperare clienti che hanno interagito con l’ecommerce e hanno creato un carrello prima di abbandonarlo.
Esempio di email di remargeting di booking.com
Nel secondo abbiamo campagne display ADV in cui raggiungiamo potenziali clienti che hanno visto schede e categorie ma non hanno ancora creato un carrello acquisti.
Dinamica di retargeting
ADV su Google e Facebook
Una delle prime soluzioni da mettere in campo quando vogliamo lavorare sui carrelli abbandonati e sulla relativa riduzione di questo parametro dobbiamo considerare un punto: ci sono degli strumenti che ci consentono di automatizzare il lavoro di retargeting. Tra questi citiamo, in primo luogo, le piattaforme di advertising più comuni come:
- Meta
Questi grandi player del settore consentono di attivare più tipologie di campagne pubblicitarie. E tra le diverse soluzioni abbiamo anche le sponsorizzate che tracciano il comportamento del pubblico e permettono di automatizzare la creazione di annunci che mostrano all’utente le ultime scelte visualizzate sullo store. In modo da riattivare l’attenzione e completare il percorso di acquisto recuperando il carrello abbandonato.
Gestito con attenzione, senza diventare invadenti nel perseguitare l’utente con annunci e reminder, questa soluzione può diventare estremamente efficace per recuperare vendite altrimenti perse.
Condizione essenziale: bisogna installare il pixel di tracciamento nel codice HTML e adeguare la privacy policy per comunicare all’utente questa soluzione.
Email marketing strategico
Sappiamo che l’email marketing è una risorsa fondamentale per un e-commerce. Questo vale anche per le attività di remarketing in cui utilizziamo dei messaggi di posta per comunicare agli utenti, registrati sul portale e che quindi hanno lasciato il contatto personale, che c’è un ordine non ancora completato. Il tutto, ovviamente, deve avvenire con:
- un programma di email marketing professionale;
- un template per comunicazioni transazionali;
- testi adeguati e immagini utili allo scopo;
L’invio può essere schedulato a distanza di qualche ora con un successivo reminder nei giorni successivi. In questo caso può essere utile applicare dei test A/B per individuare la soluzione migliore e che porta maggiori benefici in termini di conversioni.
Banner e pop up
Ci sono tecniche per recuperare carrelli abbandonati che iniziano a fare effetto prima ancora di lasciare il sito web. Pensa, ad esempio, ai pop up exit intent che appaiono nel momento in cui l’utente sta per uscire dal sito web chiudendo la finestra del browser.
Pop up per exit intent di Amazon
Questi strumenti consentono di anticipare convincendo l’utente a completare l’azione. Grazie a plugin specifici puoi realizzare questi strumenti e fare in modo che diminuiscano i carrelli abbandonati. Il primo punto da verificare: questi banner funzionano bene anche da mobile? O diventano un ostacolo alla navigazione su smartphone?
Inoltre, assicurati di utilizzare una call to action adeguata, un testo convincente e che aggiunga valore alla richiesta cercando sempre soluzioni in grado di personalizzare il contenuto. Che può basarsi sulla cronologia di navigazione o sui prodotti nel carrello.
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La sintesi di questo articolo è semplice: se vuoi migliorare le conversioni di uno shop online attraverso la riduzione e il recupero dei carrelli abbandonati devi applicare una serie di strumenti di marketing. Ma il vero punto di svolta è la riduzione di queste dinamiche.
Senso di cura ed attenzione all’abbandono dei carrelli.
Non sono estinguibili al 100% ed è fisiologica la presenza di una parte degli utenti che lascia il carrello prima della conversione. Ciò nonostante, realizzando un sito web veloce, semplice e capace di gestire le richieste in modo intuitivo puoi ottenere grandi risultati.
Concludendo, non devi solo recuperare i carrelli ma c’è anche bisogno di fare in modo che le persone siano in grado di chiudere la conversione agevolmente e nella maniera più fluida possibile. Vuoi scoprire come lavoriamo noi di Ingigni? Contattaci subito.